Storia della collezione
La nostra passione per l'arte tribale africana nasce da lontano: vent'anni di viaggi attraverso il continente, dalle polverose piste dell'Africa Occidentale sino al cuore verde della foresta equatoriale. Nasce dall'interesse per i luoghi, la gente, le culture, i riti.
L'Arte Africana è stata alla base della rivoluzione artistica dei primi anni del '900 ( Picasso, Derain, Matisse, Tzara, Brancusi).Questi artisti si limitarono ad una analisi plastica delle sculture e ne trassero grande ispirazione.
Tuttavia, nell'oggetto africano, la funzione è essenziale, è la ragione prima del suo esistere.
Maschere, feticci, figure di maternità e di antenati popolano il complesso mondo religioso africano.
Oggetti carichi di potenza soprannaturale, mai realizzati con una semplice finalità estetica , ma simulacri del divino in grado di proteggere chi li possiede da influssi maligni.
L'artista africano, è per lo più, anonimo. Ricordiamo come eccezioni: OLOWE DI ISE, ADUBOLOGE DI ABEOKUTA, il Maestro di BULI.
La storia è tramandata oralmente, con notizie spesso incerte e frammentarie.
Le opere sono prevalentemente lignee e quindi molto deperibili.
La nostra collezione è formata da sculture provenienti da raccolte private e gallerie di Italia, Francia, Belgio,Stati Uniti e dalla ricerca effettuata personalmente sul campo.
Abbiamo sempre cercato di approfondire la storia dell'oggetto sia per quanto riguarda il suo significato rituale che il suo percorso.
Diamo grande importanza al valore artistico, rituale ed all'antichità delle sculture.
Questo nostro lavoro vuole essere un omaggio all'Africa, alla sua gente, alle sue tradizioni ,alla sua arte, sospesi tra vita e sogno.
Bruno Albertino
Essere ed Apparire
Presso molte culture africane, la comunicazione non verbale si esprime soprattutto attraverso l'arte dei segni, delle forme, dei colori.
Gli ornamenti, indossati sia nella quotidianità che durante le cerimonie, segnano le diverse tappe della vita degli individui trasformandoli in “esseri sociali”.
Sul corpo nudo, la pittura, i tatuaggi, le scarificazioni e le acconciature hanno innanzitutto un valore estetico ma ci informano altresì sull'etnia di appartenenza e sulla condizione della persona che li esibisce.
La pittura corporea è stata una delle prime forme di espressione artistica dell'umanità.
All'alba del mondo, i nostri antenati scoprono le terre colorate, il carbone di legna, il gesso, il succo delle bacche, il sangue degli animali ed altre fonti di tintura e li utilizzano come un alfabeto del corpo: per impressionare il nemico in battaglia, camuffare il cacciatore, definire una posizione rituale o semplicemente sedurre.
Grazie alle decorazioni corporee, l'individuo cambia identità, si trasfigura, si sublima.
Ogni colore ha un significato.
Il bianco è generalmente associato al lutto o alla purificazione.
Il rosso, colore del sangue, è simbolo di energia vitale e fecondità.
Il nero, che evoca la notte ed il caos primordiale, simbolizza il mondo materiale.
Se nel mondo occidentale le mode contemporanee ne affievoliscono il significato, desacralizzandolo, in Africa molti gruppi etnici conservano con tenacia ed ostinazione le loro tradizioni ed utilizzano la pittura corporea durante le cerimonie, spesso in sostituzione delle maschere lignee.
Con pietre, fibre vegetali, legno, conchiglie, metallo, perline, si fabbricano bracciali, collane, pettini, piattelli labiali ma anche amuleti, vesti cerimoniali, costumi da guerra o da caccia.
Questi accessori, frutto di una stupefacente creatività, fanno parte di un complesso sistema simbolico e diventano indispensabili per mantenere l’ordine sociale e per mediare le relazioni fra i vari membri del clan e gli esseri soprannaturali.
Anna Alberghina