Opere George Lilanga
Collezione Cesare Pippi

In un grande evento artistico come Africa: alle origini della vita e dell’arte dove molti degli aspetti dell’arte africana vengono affrontati, non poteva mancare una sezione dedicata all’arte contemporanea africana e l’artista scelto come sua icona non poteva non essere George Lilanga.

Di George Lilanga, l’artista contemporaneo africano più conosciuto, più esposto nei musei di tutto il mondo, più pubblicato in articoli specialistici, riviste, cataloghi e libri, qui nelle sale di Palazzo Lomellini vengono proposte alcune opere che forniscono un quadro abbastanza completo della produzione del maestro tanzaniano.
Le storiche masoniti 60x60 degli anni ’80, ricavate dai pannelli di fibre legnose pressate e tenute insieme da un legante, usati nella maggioranza delle abitazioni dei villaggi per tamponare i sottotetti e per fungere da isolanti termici, poi sostituite dalle faesiti negli anni ’90, dove Lilanga dipingeva i suoi Shetani, gli spiritelli assunti dalla tradizione Makonde e poi trasformati nel suo percorso assolutamente personale ed unico in personaggi antropomorfi, tipo gli elfi o gli gnomi della letteratura fantastica occidentale, che recano con sé i pensieri, le idee, le necessità, le problematiche quotidiane degli abitanti dei villaggi

Gli acrilici su tela degli anni ’90 e 2000 con scene di villaggio incentrate tra la realtà della povertà, i sogni degli abitanti e le riflessioni filosofico/sociali dell’artista, raccontate anche con i lunghi e poetici titoli scritti sul retro delle opere.
Le pelli di capra dei primi tempi quando le condizioni economiche non permettevano l’uso di materiali più costosi e degli ultimi tempi quando un Lilanga privato degli arti inferiori li preferiva per le minori dimensioni.
Le sculture lignee a cui Lilanga si è sempre dedicato, prima utilizzando l’ebano come nella abitudine Makonde, ma poi, rivoluzionandone arte e tradizione, eseguendo lavori su legno dolce ricoperti di colore con oli acrilici, sfidando quindi anche le ire dei suoi predecessori.

L’arte contemporanea africana è ormai considerata l’insieme dei prodotti e degli stili realizzati nel continente africano, l’insieme della produzione di tutti gli artisti lì nati e residenti, dell’opera artistica di organizzazioni e istituzioni africane, delle produzioni d’arte in qualunque modo legate all’Africa e di tutto quello che viene prodotto dagli artisti nati nel continente nero, ma, con la diaspora, trasferitisi nel mondo occidentale.
George Lilanga rappresenta una grande icona di questa arte contemporanea africana: nato in un villaggio ai confini tra la Tanzania e il Mozambico, cresciuto a contatto prima con la tradizione Makonde, poi con l’arte Tinga Tinga, ha trasformato gli elementi tradizionali in un nuovo stile personale, trasponendo gli Shetani dal solo terreno tridimensionale delle sculture in ebano al bidimensionale della pittura e apportando ad essi il colore, la vivacità e la voglia di vivere e di migliorare la propria esistenza. Ha inoltre promosso la conoscenza dei suoi Shetani e della sua Africa negli altri continenti.

Cesare Pippi

George Lilanga - Note Biografiche

George Lilanga nasce nel 1934 nel villaggio di Kikwetu, nel sud della Tanzania da genitori Makonde. Frequenta la scuola primaria per soli 4 anni.

A 15 anni viene introdotto all'arte della scultura, dapprima con le radici , poi con legni dolci ed infine con l'ebano, pur senza abbandonare l'attività di agricoltore.

Nel 1970 i volontari europei del campo rifugiati di Lutamba, colpiti dai suoi lavori, lo spingono a tentare il commercio delle sue sculture a Dar es Salaam.

Qui, nel 1974, inizia a collaborare con la “Maison de l'art” ed approfondisce le tecniche del disegno, della litografia, dell'incisione, del batik e della fusione in bronzo.

Nello stesso anno alcune delle sue opere arrivano al National Museum di Dar es Salaam aprendogli le porte della scuola di pittura Tingatinga.

Nel 1977 le sue opere approdano a New York e nel 1978 partecipa alla mostra organizzata alla IMF Hall della World Bank di Washington.

Da quel momento, viene riconosciuto come il maggior rappresentante dell'arte africana nel mondo ed i suoi lavori vengono esposti nelle più importanti Gallerie e musei degli Stati Uniti, dell'Europa e del Giappone.

Nel 1999 la Casa d'Aste Sotheby's di Londra gli dedica la copertina della grande asta sull'arte africana contemporanea portando le sue opere a quotazioni straordinarie.

Nel 2000 una seria malattia lo costringe all'amputazione delle gambe.

Muore a Dar es Salaam il 27 giugno del 2005.

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